venerdì 14 dicembre 2012

Quelli che... hanno iniettato conoscenza nella visionarietà. Giovani agricoltori


Domani 15 dicembre 2012 si terrà a Roma il seminario "Le aree interne: nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica di coesione territoriale". L'incontro è promosso dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica e dal Ministro per la Coesione Territoriale, in collaborazione con l'ISTAT e con i Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Salute, delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. A causa del raggiungimento della capienza massima della sala di Palazzo Rospigliosi, sede dell'evento, i lavori potranno essere seguiti in diretta streaming. Tra i vari interventi è previsto anche quello dei giovani agricoltori raccolti intorno alla Coldiretti. Mi piace citare in questa sede le loro stesse parole, quelle con le quali descrivono la loro esperienza, quelle che potrebbero essere di stimolo per tanti altri giovani, choosy o non choosy che dir si voglia, spesso assorbiti dalle delusioni per affrontare nuove sfide. E soprattutto per quelli che pensano che l'agricoltura delle aree interne significhi solo retaggio di un mondo che fu...

«Abbiamo puntato al coraggio quando l'invito era alla prudenza. Al rischio quando intorno regnava la stagnazione. Abbiamo riaperto i cancelli delle nostre imprese quando in troppi pensavano di chiuderli. Abbiamo puntato al talento quando il merito interessava a pochi, alla ricerca quando veniva messa ai margini dell'attenzione di chi conta. 

Abbiamo sfidato i tempi quando i tempi erano dettati dalla crisi, e siamo rimasti nei nostri territori quando l'invito era di andare altrove. Abbiamo creduto all'Italia quando l'Italia non credeva in noi, all'agricoltura quando qualcuno voleva farci credere che non avesse più futuro. Abbiamo messo le mani negli ingranaggi della produzione indirizzandola verso la qualità quando la contraffazione ci ha aggrediti da tutti i lati. Abbiamo ascoltato e intercettato il mercato anche quando sembrava sfuggirci dalle mani. Abbiamo iniettato fiducia nell'operosità e conoscenza nella visionarietà. E l'abbiamo linkata al paesaggio, all'ambiente, alla cultura, al benessere, alla tecnologia, proiettando i dinamismi virtuosi dell'impresa nell’economia di rete e della qualità. All'azienda abbiamo chiesto e ottenuto multifunzionalità, capacità di offrire servizi, valorizzare prodotti, differenziare le produzioni e accogliere e soddisfare le aspettative del mondo dei consumatori, sempre più esigenti e qualificanti. 

Poi abbiamo chiesto di essere compresi quando parlavamo di crescita sostenibile, di credere in noi quando volevamo che l'etica tornasse nel lavoro, quando la passione non 
poteva più essere intesa come un'utopia e l'integrazione l'annunciavamo come un'opportunità. Così come agricoltura italiana restituiamo benessere e felicità alle famiglie italiane ed una nuova idea di sviluppo nel bel mezzo della grande crisi. 

Ai catastrofisti di professione e ai pessimisti per vocazione abbiamo ricordato che oltre
il 50% delle imprese, che in questo Paese sono condotte da giovani, possiede certificazioni di qualità, oltre il 65% ha scelto la strada della diversificazione e della multifunzionalità, che circa il 50% è in espansione o pronto ad espandersi, il 20% esporta i propri prodotti direttamente all’estero. 


Oggi sono sempre di più i giovani che seguono questo esempio. Gli ultimi dati ci parlano di un aumento dei giovani imprenditori agricoli nell’ultimo semestre del 4,2%, la quota dei laureati che scelgono di fare agricoltura ha superato il 20% e gli occupati quest’anno sono aumentati dell’oltre il 10%. Dati che sanno di miracolo in un Paese che ha fatto scelte sbagliate. Un miracolo fatto da persone di buonsenso, persone normali che hanno scelto un diverso modello di sviluppo»
(dalla relazione di Vittorio Sangiorgio)

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